Da “Le città invisibili” di Italo Calvino:
 

A ottanta miglia incontro al vento di maestro l'uomo raggiunge la città di Eufemia, dove i mercanti di sette nazioni convengono a ogni solstizio ed equinozio. La barca che vi approda con un carico di zenzero e bambagia tornerà a salpare con la stiva colma di pistacchi e semi di papavero, e la carovana che ha appena scaricato sacchi di noce moscata e di zibibbo già affastella i suoi basti per il ritorno con rotoli di mussola dorata. Ma ciò che spinge a risalire fiumi e attraversare deserti per venire fin qui non è solo lo scambio di mercanzie che ritrovi sempre le stesse in tutti i bazar dentro e fuori l'impero del Gran Kan, sparpagliate ai tuoi piedi sulle stesse stuoie gialle, all'ombra delle stesse tende scacciamosche, offerte con gli stessi ribassi di prezzo menzogneri. Non solo a vendere e a comprare si viene a Eufemia, ma anche perché la notte accanto ai fuochi tutt'intorno al mercato, seduti sui sacchi o sui barili, o sdraiati su mucchi di tappeti, a ogni parola che uno dice - come "lupo", "sorella", "tesoro nascosto", "battaglia", "scabbia", "amanti" - gli altri raccontano ognuno la sua storia di lupi, di sorelle, di tesori, di scabbia, di amanti, di battaglie. E tu sai che nel lungo viaggio che ti attende, quando per restare sveglio al dondolio del cammello o della giunca ci si mette a ripensare tutti i propri ricordi a uno a uno, il tuo lupo sarà diventato un altro lupo, tua sorella una sorella diversa, la tua battaglia altre battaglie, al ritorno da Eufemia, la città in cui ci si scambia la memoria a ogni solstizio e a ogni equinozio.

Da un testo di Olga Pons:

 

Il viaggiatore che attraversa la vasta pianura percorsa da fiumi e strade si trova all’improvviso di fronte ad una collina di modeste dimensioni. Sulla destra della statale si scorge una deviazione sterrata che sale tra ulivi e castagni. Subito scatta l’impulso di seguire la carrareccia e in breve si giunge ad un segnale perlomeno strano: LA CITTA’ DI  EUFEMIA  Km 0,01;  ma dietro si scorge solo un paesetto arrampicato lungo le pendici della collina.

Inoltrandosi fra le case ed i giardini si nota che la vena anarchica ha il sopravvento su tutto: giardini e orti curati convivono con piccole foreste informi in cui si nascondono case assolutamente improbabili: case a forma di libro o di schermo cinematografico, case a forma di disco vinilico o di pennello e tavolozza, case a forma di forno e queste emanano profumi di dolci prelibati e di arrosti succulenti.

Chi raggiunge la cima del poggio si trova di fronte ad una casa che emana una gran luce. Il viaggiatore intuisce subito il motivo per cui le case di Eufemia sono così tese verso l’alto: puntano alla luce come le piante tendono verso il sole.

Perdersi a Eufemia è facile, ma non è mai un vero smarrimento né un dramma perché tutte le persone sanno da dove vieni e dove vai e sono pronte a donarti una storia che potrai scambiare con un taxista per ottenere un passaggio fino a casa.

Dimenticavo di dire che l’unica moneta valida ad Eufemia è  “la storia”. Circolano storie di grande valore e storie solo per ridere, storie profonde e favolette, poesie e piccoli haiku; il caveau della Banca ne è pieno zeppo, ma se ne possono accumulare ancora parecchie!