IL MIO CAMMINO - PRIMA PARTE
1. PARTENZA
È il 30 agosto 2021, una foto scattata sulla porta di casa rappresenta l'inizio di questo mio viaggio.
Mi dirigo verso la stazione olimpica di Pinerolo per un breve tragitto fino a Torino, da dove alle 23e15 partirò su un "Flixbus", in direzione Touluse, Francia, dove arriverò a mezzogiorno e attenderò la coincidenza per Bayonne, alle 14.00.
Il viaggio notturno suscita in me curiosità, al punto che non ho assolutamente sonno. Arrivati in Liguria, passiamo Ventimiglia poi il confine francese, dove i gendarmi (visto la situazione Covid) fanno minuziosi controlli: ho con me il green pass, quindi tutto ok.
Nizza, Arles, Nimes, Montpellier, Carcassonne, poi una deviazione ci porta verso Touluse. I campi di girasoli mi fanno compagnia, il mio sguardo è sempre rivolto a panorami giallo ocra, mentre la mattinata scorre tra una tappa e l'altra, ma facilmente siamo a Touluse.
Vista l'ora, mi dirigo nelle vicina Gare Matabiau, cerco un bar per mangiare un panino; le due ore di attesa volano, alle 14.00 prendo un altro flixbus, direzione Bayonne. Arrivo alle 17e55 e ho mezzora prima di salire sul trenino per Saint Jean pied de Port. In 50 minuti, attraversando i Pirenei, giungo finalmente al punto di partenza del Cammino. Foto di rito, e mi dirigo subito verso l'ufficio del pellegrino, per farmi timbrare "La Credenziale", il Passaporto, senza il quale non si può dimostrare la propria condizione, e ottenere agevolazioni e sconti per il cammino.
Sul trenino ho conosciuto Manuel, costaricano: viaggia con la moglie e mi spiega che soltanto lui farà il cammino, la moglie lo seguirà con un auto a noleggio. Manuel e signora vivono a Miami, in Florida, ma essendo di lingua madre spagnola, ne approfitto per scambiare due chiacchere ed riprendere confidenza con lo spagnolo.
Manuel è simpatico e mi propone di affrontare insieme la tappa di domani: S.J.P.D.P. - Roncisvalle.
Questa tappa è da tutti considerata la più difficile, per il dislivello di 1240 m.; comincia con 6 km di salita dolce, fino al rifugio di Ornisson, dopo di che ci aspettano altri 8 km di scalata impegnativa. Accetto l'invito ma, avendo prenotato in Albergue diversi, ci salutiamo: a domani!
Il Gite Compostela, dove passerò la notte, si trova proprio sulla strada, all'inizio del cammino. Al mio arrivo vengo accolto dall'oste francese, ma la moglie spagnola mi mostra la camera condivisa: dormirò con un ragazzo ungherese, un cuoco spagnolo che parla un po' di italiano, e due fanciulle molto giovani, una francese, ed una tedesca.
La notte passa tranquilla, i letti a castello non sono molto comodi, ma per un mese credo che dovrò adattarmi.
Il mattino dopo, sveglia alle 06.00. Dopo mezzora è servita la colazione nella sala comune; un rapido giro in bagno e si parte. La giornata si annuncia con uno scarso raggio di sole, la nebbiolina pirenaica avvolge le colline circostanti. Zaino in spalla, mi metto alla ricerca di Manuel, ma di lui nessuna traccia! Comincio il mio cammino con qualche incertezza, ma con me c'è Diego, il giovane cuoco spagnolo, che ha un passo decisamente più veloce del mio.
Vai Diego, gli dico, ci vediamo su!
Proseguo con la mia andatura moderata, e ben presto mi rendo conto che… non sarà una passeggiata.
A fatica percorro i primi 6 km in quasi due ore, arrivando al rifugio di Ornisson, dove Diego mi sta aspettando da più di mezzora. Il tempo cambia improvvisamente, molti pellegrini approfittano della sosta per coprirsi con mantelle impermeabili, io infilo una giacca a vento sopra una felpa, e faccio cenno a Diego: Andiamo!
Di lì a poco comincia una salita mostruosamente impegnativa, piove a dirotto e arriva anche la grandine! Rivivo la scena del film, in cui Daniel, il figlio del protagonista, si trova in una situazione simile, e senza un riparo e poco coperto, è colto da infarto… Quello era un film, io devo continuare.
Mi guardo intorno, sono solo. La ripida strada asfaltata si snoda dinnanzi a me: solo mucche e cavalli, sui verdi prati laterali, mi guardano incuriositi.
Spesso altri pellegrini mi raggiungono e mi superano, sto quasi per cedere allo sconforto.
Sono bagnato fradicio, e la via è ancora lunga e ripida. Dopo circa cinque ore e 14 km di salita dura, sono sul confine Franco Spagnolo. Sta quasi smettendo di piovere, e comincia una ripida discesa su pietraia, di circa 9 km. In breve mi ritrovo in un fitto bosco che sembra non terminare mai: conto i passi, i minuti trascorsi, ma la collegiata di Roncisvalle è ancora nascosta. Sono quasi stremato dalla fatica. Improvviso mi appare un ruscello che divide il bosco dal borgo di Roncisvalle! Mi affretto, sono più di otto ore che cammino senza sosta, e spero di arrivare in tempo per avere una branda per la notte.
Dopo una doccia, appoggiato al materasso, mi domando: Ma chi me lo a fatto fare? Però… se sono riuscito a superare questa giornata …non morirò di sicuro sul cammino.
Non ho fame, quindi salto la cena e alle 21.00 mi addormento. Sopra di me, sull'altra branda, c’è una giovane vicentina: simpatica, ma … russatrice seriale. Non sarà proprio una notte tranquilla.
2. UNA MARATONA (Da Roncisvalle a Pamplona)
È l'alba del secondo giorno, e al risveglio, dopo una doccia defaticante, uscendo dai bagni, incontro Manuel. Donde stas hombre?!
La señora me llevantò con el choce a Roncisvalle, risponde lui con un sorriso.
Eh, ma così non va bene! Replico io.
Lui sorridendo mi invita a fare "desayuno", una rapida colazione, e poi via con gli zaini in spalla.
Fuori dalla collegiata, comincia il cammino in un fitto bosco, ma prima di tutto facciamo alcune foto al cartello che indica “Santiago de Compostela 790 km”.
La tappa da Roncisvalle a Zubiri è di circa 22 km, quasi tutta in discesa: bisogna andarci cauti, perché il sentiero, molto pietroso, presenta insidie nascoste, tra luci e ombre dei boschi e orizzonti improvvisi. Mi accorgo che oggi anche l'umore è altalenante: a volte Manuel mi spinge ad allungare oltremodo il passo, mentre io vorrei prendere tempo per riflettere sulla meraviglia che si apre nel camminare…
In poco più di cinque ore terminiamo la tappa, e Manuel mi propone di andare avanti fino a Pamplona. Cerco di protestare.
Ma abbiamo già fatto 22 km! Ce ne sono altri venti!
Es mediodia! Vamos a comer los pinxios a Pamplona.
Così alla fine facciamo quasi dodici ore di cammino, per un totale di oltre 42 km, una maratona!
Tappa con molte discese, varia quanto basta, per arrivare in una splendida città. Pamplona è movimentata, nel suo Barrio antiguo, da molti locali e bar pieni di giovani che sorseggiano cerveza.
Manuel… vamos a tomar cerveza?
Claro che sì!
Al momento di pagare le due birre, chiedo al camerero: Quanto es la cuenta?
Dos cerveza? 3 euro! Por favor, tragheme otre dos!
Qui costa tutto così poco… in un mese di cerveza ho paura che mi crescerà la ‘panza’!
Pamplona è una città vivace e chiassosa: gli spagnoli amano socializzare por la calle, per strada!
Ma il nostro viaggio ha anche uno scopo spirituale, e nelle grandi città, lungo il cammino, non mancherò di ammirare centinaia di chiese e cattedrali.
La notte, nell'ostello municipal, trascorre tra rumori interni (coro di russatori) ed esterni (giovani allegri e borraci, sbronzi). Qui la birra viene consumata a fiumi, fino alle sei del mattino.
3. IN CRISI (Da Pamplona, verso il Passo del Perdon)
Al risveglio, la mattina seguente, Manuel mi dice che andrà fino a Logrono in auto, con sua moglie. Sono le sette, esco dall'albergue e una leggera pioggia mi accompagna all'inizio della nuova tappa.
È il 3 settembre: quattordici anni fa mio padre moriva, e su quel letto d'ospedale coglievo il suo ultimo respiro. Ma voglio allontanare i ricordi tristi. Sono solo, il primo bar che incontro per una colazione è pieno di pellegrini. Ci sono anche due Guardie civil: Señor! La mascarilla!
Qui in Spagna sono categorici, ci vuole la mascherina nei locali pubblici.
Quasi casualmente, conosco i miei tre successivi compagni di viaggio: Riccardo, napoletano, Nadia della provincia di Torino, e Oscar, un catalano di Barcellona. Lasciamo la città, superando il ponte della Maddalena. Lungo il cammino incontreremo oltre quaranta ponti come questo, costruiti dai Romani. Dopo circa un’ora, smette la leggera pioggia, ci svestiamo di mantelle e giacche a vento; una maglia a manica lunga di cotone basterà per affrontare il passo del Perdon?
Presto la via si arrampica, io comincio a sudare, sono le nove del mattino e ci sono già 26 gradi. Ho sete, con me porto una borraccia da 800 grammi ed una bottiglietta di acqua da mezzo litro; si sale, si sale e si sale ancora! Presto Riccardo e Oscar si distanziano con passo veloce; con me resta Nadia, ma oggi sono stanchissimo e ho molta sete, gli effetti della maratona di ieri cominciano ad emergere!
Nadia, più rapida, mi lascia e si incammina verso le pale eoliche del passo del Perdon.
Ho quasi finito l'acqua e vado in crisi. Lo sterrato sotto i miei piedi sembra rallentarmi: cerco un po' d’ombra sotto una pianta, quasi crollo per la fatica.
Alcuni pellegrini dietro di me si accorgono del mio malessere. Una donna spagnola, Anna, mi soccorre, versandomi una bottiglietta d'acqua sul capo arrossato.
Que tale? Come stai? Mi chiede.
Io non ho la forza di rispondere. Probabilmente ho subito un colpo di calore.
A quel punto arriva Jorghe, uno spagnolo di origine portoghese.
Passame la mochilla! Ordina deciso. Dammi lo zaino!
Io non voglio darglielo, mi vergogno di aver bisogno di aiuto… Lui insiste, scherzandoci su.
Quanto miliones de euros tiene in esta mochilla che non me la poni?
Tutto il gruppo degli spagnoli cerca di convincermi. Nicolas ed Alberto, sorridendo, mi fanno capire che vogliono solo aiutarmi. Così riparto alleggerito insieme a loro.
Dopo circa un km, arriviamo in un pueblo con poche case e un piccolo negozio. Alberto, un catalano, mi spiega che a farmi star male potrebbe essere stato un problema di alimentazione.
Devi mangiare frutta secca! E bere molto. Bere, bere, bere, bisogna bere moltissimo!
Mezzora dopo, mi sento molto meglio e, dopo l'ultimo sforzo in gruppo, arriviamo in cima al passo del Perdon, dove scattiamo alcune foto ricordo. Io ringrazio tutti, credendo che gli spagnoli abbiano terminato il loro intervento di soccorso, ma Anna la pensa diversamente.
Haora tu marcia con nosotros, mi dice.
Io la abbraccio, felice di aver incontrato questi angeli del cammino, e di potermi aggregare a loro.
Gli spagnoli non sono al primo pellegrinaggio, hanno tutti esperienze precedenti.
Dopo il Perdon, manca ancora una decina di km all’arrivo; appoggiato al mio bastone di pellegrino, riesco ad arrivare alla meta.
È stata una tappa di 25 km, con varie insidie che hanno fatto emergere la stanchezza del giorno precedente. Anche se ci si allena, non si può andare oltre i propri limiti… Mi propongo di essere più prudente e dosare le forze nelle future tappe.
Gli spagnoli hanno prenotato la cena; telefonano all'albergue, spiegando che il gruppo è cresciuto di un elemento. Una bella serata in compagnia, con varie bottiglie di vino, conclude il mio terzo giorno da pellegrino.
4. CON I MIEI ANGELI CUSTODI (Da Puente la Reyna a Estella)
Ieri sera, all'albergue miunicipal Santiago Apostol, abbiamo avuto una notte tranquilla: l'ostello è situato appena fuori paese, in una zona silenziosa: quanto basta per svegliarsi presto e ben riposati. Ci viene servita una colazione a base di Tostadas con tomate, cafe con leche, e croissant napolitana, una sorte di cornetto con crema nocciola, talmente grande da mangiarlo con forchetta e coltello.
È l'alba di una splendente giornata, partiamo in direzione del ponte romanico: attraversarlo scalzi è considerato di buon auspicio per il proseguimento del cammino.
La tappa comincia con una salita di circa tre km. Poi saliscendi continui, tra campi di girasoli, viti cariche di grappoli maturi e tanti alberi di fichi, che presto costituiscono una ulteriore colazione.
Sento di star bene, lo zaino ormai si è integrato sulle spalle e quasi non lo sento… ho portato lo stretto necessario, come mi ha consigliato Mauro, un collega che è diventato il mio ‘Guru’. Prima che incominciassi il cammino, mi aveva fatto una lista dettagliata di ciò che occorre, raccomandandomi di lasciare a casa tutto quello che non è indispensabile.
Oggi faremo poco più di 21 km; spesso camminiamo di fianco alla statale, non è proprio il massimo, ma la strada passa in mezzo a rigogliosi vigneti e la giornata è soleggiata.
I miei compagni di viaggio sono i quattro spagnoli che ieri mi hanno ‘salvato’. Ana è una quarantenne molto vivace, cammina spesso al mio fianco, mi parla del figlio di sette anni che cresce da sola. Nicolas, giovane madrileiro di professione infermiere, grande estimatore della cerveza, ci precede di buon passo. Jorghe invece ha cinquantasei anni, fa l'operaio nel settore agroalimentare: trasforma maiali in prosciutti… infine Alberto, un giovane avvocato di Madrid, ha studiato all'università di Bologna, quindi mi parla quasi sempre in italiano, mentre io insisto con il mio spagnolo ormai collaudato.
Jorghe è quello con cui ho legato di più: ieri sera abbiamo cercato di dormire in letti vicini per parlare un po'. È il burlone del gruppo: spesso ama fare scherzi ad Anna, che accetta di buon grado, ridendoci sopra. Attraversando pueblo quasi deserti, in cinque ore arriviamo a Estella. Nicolas ci aspetta da un po’, seduto sul sagrato di un’antica chiesa, ai margini del paese.
Scattiamo alcune foto e poi cerchiamo un ristorante: qui sul cammino si incontrano molti punti ristoro a prezzi contenuti. Il più delle volte il menù del pellegrino a 10 euro prevede tre portate: due piatti principali e postre (dolce), vino e acqua. Come sempre ci servono un vino freddo, tenuto in frigo. Escuche, domando alla cameriera. Se puede aver vino de ambiente? Lei mi scruta ed esclama: Italianoooo! Arriviamo ben presto al nostro prossimo albergue, anche questo gestito da volontari, donativo, in quanto ognuno versa un’offerta congrua, di 8/10 euro. Ci assegnano una camera con quattro letti a castello che occupiamo solo noi, ma soprattutto abbiamo bagno e doccia in camera, una vera fortuna! Normalmente troviamo sistemazioni in lunghe camerate da 20/40 letti, con servizi in comune.
Decidiamo, vista la presenza di lavadora y secadora, lavatrice e asciugatrice, di approfittarne per ripulire i panni sporchi di alcuni giorni; fuori dalla finestra si scorge un grande giardino dove stendere la biancheria, e poco più in là… una piscina! Naturalmente prima della classica cerveza, ci concediamo un tuffo rilassante.
Tutto scorre velocemente, ma alle dieci di sera, qui come nella maggior parte degli ostelli, si spengono le luci… Domani si va a Los Arcos!
5. FONTE DEL VINO
I'M WORKING ON A NEW ME. Oggi comincio con questa frase, che ho trovato scritta a grandi lettere su una delle prime vetrine incontrate sul cammino. Siamo usciti presto, non è sorto ancora il sole, sento una grande energia, e il significato della frase che ho letto (STO LAVORANDO SU UN NUOVO ME) mi spinge avanti. La tappa, come avviene quasi sempre, inizia in salita. Ma dopo circa tre chilometri siamo ad Irache, alla ‘fonte del vino’. Poche case, l'officina di un fabbro che crea sculture con ogni materiale disponibile, l'immancabile chiesa, e un'azienda vinicola che, alle spalle dello stabilimento, ha posto due famose fontanelle: da una esce vino, dall'altra acqua potabile. Naturalmente assaggio un goccio di vino, mentre Jorghe mi scatta delle foto.
Ripartiamo, ancora un po' di salita, ma ben presto ecco davanti a noi campi di grano appena falciati: sfumature di giallo ocra si perdono all'orizzonte.
Incontriamo altri pellegrini già conosciuti nei giorni precedenti, tra cui una coppia delle Canarie, Ana e Cabel. Buen camino… Poi, con il loro passo veloce, ci superano due omoni robusti, ‘los bascos’. Jorghe mi racconta che sono amiconi di bevute; agli spagnoli oltre la cerveza piace molto anche il loro vino tinto della Rioja! Uno dei due, rivolgendomi un saluto, mi chiede se sono italiano. Rispondo: Mira la mochilla! Infatti, sullo zaino ho fatto cucire due simboli italici.
A un tratto mi si avvicina Anna, dicendomi che ha terminato i suoi giorni di vacanza, e quindi a fine tappa prenderà un bus che la riporterà a casa sua, a Cambrils, in Catalogna.
Oggi è domenica, domani lavoro, mi spiega, e non trattiene qualche lacrima.
Il cammino è anche questo: ognuno percorre il tratto di strada che può, impiegando il tempo che ha a disposizione. Ho incontrato molti spagnoli che stanno sul cammino per una settimana o poco più, poi magari l'anno prossimo riprenderanno da dove hanno lasciato. In questo modo l’intero cammino si può compiere in più periodi o anni diversi, in base alle proprie esigenze.
A un certo punto la collina degrada verso il basso, i prossimi undici, dodici chilometri sono in discesa. Comincio ad aumentare il passo, e raggiungo Nicolas che come al solito precede tutti.
Nicolas, gli urlo, se arrivo primero… poneme foto!
Quindi saluto Jorghe, Anna, la coppia di canarios… In questo momento sento forte la necessità di camminare da solo. Hola! Me voy…
Dopo un'ora mi giro, guardandomi alle spalle: sono solo, avrò forse un km di vantaggio sui miei compagni di viaggio. Forse era questo il momento che aspettavo, il mio cammino comincia adesso.
Calpesto la bianca strada sterrata, con ai lati filari carichi d’uva matura. Rimango in estasi di fronte alla natura, al silenzio.
Il cmmino, spesso, è fatto di silenzi… Io, che sono conosciuto come chiacchierone e fracassone, mi scopro amante di questa quiete. Non sento nessun bisogno di bere, nonostante i 27° di temperatura, e continuo con passo veloce, ammirando i paesaggi variati della Navarra, che mi fanno sognare… Supero altri pellegrini più lenti: devo ammettere che è la prima volta, di solito sono gli altri che superano me. Javier, uno spagnolo di Villareal, mi saluta: buen camino! Siccome ci siamo già visti nei giorni scorsi, è un po’ stupito. Corrado! Que pasa, mi chiede. Tu estas muy rapido! Io gli sorrido e rispondo: Tengo que ganar la tapa! Lui fa un cenno con la mano.
È quasi mezzogiorno, improvvisamente terminano i campi, e un vialone alberato mi conduce a Los Arcos. Ho percorso 22 km in cinque ore. Mi fermo sotto il cartello che indica la città, sedendomi sotto una pianta; via lo zaino, una bevuta e attendo l'arrivo dei miei compagni di viaggio. Dopo mezz’ora Nicolas mi raggiunge e con il telefonino mi scatta delle foto: la mia espressione per la prima volta è di piena felicità… Non ero in competizione con nessuno, ma ho voluto capire il senso del cammino in solitario silenzio.
I pomeriggi del pellegrino sono quasi sempre uguali: doccia, biancheria da lavare, riposino, ma oggi invito il gruppo di amici a degustare una bottiglia di vino. Salutando Anna, programmiamo la tappa di domani…Logrono, un'altra storia!
6. LA RIOJA
Oggi lasciamo la Navarra per entrare nella Rioja, piccola ragione famosa per il suo vino. La tappa è definita di media difficoltà, questo riporta la guida Terre di mezzo, (guida a Santiago de Compostela).
28 km, tra filari di uva invitante, che spesso le grandi aziende gestiscono per l'esportazione, lasciando sul bordo del sentiero cassette piene di grappoli per i pellegrini di passaggio. Ma il percorso pianeggiante è ingannevole: continue salite, benché dolci, possono tagliare le gambe.
Dopo un piccolo pueblo, Sansol, il sole è già alto: la sete anche oggi mi è compagna di viaggio.
Arrivati a Torre del Rio, scorgo la solita chiesa del Santo Sepolcro, di oltre mille anni, con alcune panchine ed una fonte d'acqua, ma Jorghe mi informa che tra duecento metri un bar ci accoglierà per un desayuno.
Caffé con leche, tostada, e una bottiglia da un litro e mezzo d'acqua: prevedo che tutti quei saliscendi mi terranno sotto pressione, bisogna bere!
Proseguiamo tra paesaggi mutevoli, vigne, girasoli, e l'immancabile sconfinato territorio coltivato a grano. La tappa si rivela lunga e impegnativa; spesso incontriamo pellegrini sdraiati in aree ombreggiate; molti tedeschi parlano rigorosamente in inglese. Solo qualche Hola.
Jorghe non tralascia nessun albero di fichi, e ne raccoglie per tutti.
Alberto, l'avvocato, mi si affianca per parlare un po' in italiano. Corrado, mañana prendo il treno e torno a Madrid. Hanno bisogno di me allo studio!
Non gli nascondo il rammarico che provo.
Sei una persona buona, gli dico, spero un giorno di rivederti! Lo abbraccio.
Continuiamo il nostro cammino, con Jorghe sempre pronto a scherzare. A un certo punto, sfila lo zaino dalle spalle e lo lascia a terra.
Qualcuno lo porta per me? … Non tiengo amigo sul camino! Esclama, Vedendo la totale indifferenza
alla sua provocazione.
Andiamo avanti, sperando di incontrare presto un paese per una pausa in qualche bar. In un tratto in discesa scorgiamo una città ancora lontana: è Viana, ma per raggiungerla ci sono ancora diversi km. da percorrere. A volte il cammino sembra interminabile!
Finalmente passeggiamo nell’antico centro, dominato dalla facciata rinascimentale della chiesa di Santa Maria: qui c'è la tomba di Cesare Borgia, il figlio di papa Alessandro VI, che morì in un duello con il conte Lerin, nel 1507, e venne sepolto qui a Viana.
Sostiamo ad ammirare il panorama dall'alto delle mura.
Casualmente incrociamo Klaus, un tedesco di Stoccarda: un metro e novanta di altezza per centotrentacinque chili. È molto affaticato e sudato. In un improbabile spagnolo, ci supplica di dargli da bere: Agua, cerveza, vino tinto!
Gli porgo la mia borraccia di plastica, l’acqua ovviamente non è fresca, ma lui la tracanna tutta d’un fiato. Poi si lamenta.
Hot!
Yes, very hot, rispondo io.
Jorghe gli si avvicina e gli parla in una babele di idiomi.
Tu, president! Yo y Corrado bodygard!
Klaus annuisce senza comprendere, ma s’incammina insieme a noi. Jorghe ed io ci piazziamo ai suoi fianchi, e lo scortiamo fino a Logrono, la prossima città sul cammino.
A un certo punto gli chiedo quanti anni ha.
Quarantatré, risponde in inglese. Sono sposato, ho tre figli, e mia moglie a primavera partorirà il quarto!
Salud!
Klaus sorride rinfrancato, l'acqua della borraccia a qualcosa è servita.
Il cammino insegna che tutti prima o poi hanno bisogno di aiuto, e un piccolo gesto apre il cuore alla felicità.
Attraversiamo l'immancabile ponte di pietra sul fiume Ebro, che ci spalanca l'ingresso a Logrono, una delle grandi città sulla ruta jacobea: una targa di bronzo ricorda che il ponte è stato rifatto nel 1884. Quello medioevale aveva dodici arcate e varie torri difensive.
In città gli ostelli donativi municipali sono tutti pieni, ripieghiamo su un albergue privato, il ‘Bilbaina’: costa un po' di più ma dormiremo in brande singole, non nei soliti letti a castello, e in più, bagno privato in camera!
Siamo nel centro storico, tra la Rua Vieja e la Rua Mayor. Pomeriggio di relax con visita alla cattedrale, e poi… solita cerveza media, con degustazione di pinxos. Il cammino è ancora lungo.
7. IL VINO DELLA RIOJA
Logrono, città movimentata. Jorghe ed io abbiamo trovato una sistemazione molto buona in albergue privato, in centro. Nicolas alloggia poco distante da noi, mentre Alberto, prima di prendere un treno
Strade strette e affollate, gente col bicchiere in mano in ogni rincon (angolo). Anche noi troviamo un’osteria dove si degustano ottimi vini, insieme ai classici pinxos: morale della favola, al nostro gruppo si aggregano anche Ana e Cabel, i canarios.
Cabel, mentre fa ruotare il bicchiere tra le dita, comincia a parlare di sé.
Io soy un artighiano de rolog, (orologi)… Tiengo una tienda en Canaria, e mi muyer Ana, confia nell'azienda de vin de su padre. Tiengo mucho dinero, e me gusta el vin tinto!
Salud! Vevemos, esclama Jorghe. Alberto ordina pinxos per todos, le bottiglie vanno giù con parsimonia fino alle nove, quando Cabel mi apostrofa: Corrado! Te gusta esto vin? Puede pagar una bottelia?
Io lo guardo sorridendo: Porque no? Però el rico… es tu!!!
La moglie mi gurda divertita: Non te preoccupe, Corrado! Quando Cabel toma vino, parla como un cogno (un coglione)… Ed io, rivolgendomi ad Ana: Mira, pongo bottelia de rosado de Estremadura!
Io amo il vino rosato, quello che ho ordinato è molto somigliante al nostro prosecco della Franciacorta.
Comunque, la serata si conclude salutando affettuosamente Alberto. Si torna a dormire prima delle dieci, quando chiudono gli ostelli. Domani, tappa di circa 30 km.
È l'alba del settimo giorno: ci aspettano campi coltivati, piccoli boschi, ma soprattutto vigneti a perdita d'occhio. La tappa è tortuosa, ma senza strappi esagerati; fa caldo come sempre, ma qualche grappolo di uva tonifica e fa camminare. Percorriamo oltre dieci km, prima di incontrare un pueblo, Navarrete. Il primo bar è affollato, anche di persone conosciute: Klaus, Javier, los Bascos, i soliti tedeschi. Tavolate piene di ogni cosa commestibile, nell'ordine, cafe con leche, tostadas, napolitanen, zumo de naranja (succo di arance) banane, frutta secca! Aanche noi veniamo contagiati dal desayuno collettivo.
Poi ci sediamo su un muretto di pietra, scambiando parole ed umori con gli altri pellegrini: pausa di mezzora e poi in marcia, senza fretta. Il cammino è un impegno quotidiano, che tempra le forze e la mente; anche oggi sento il bisogno di camminare un po' da solo.
Tra i vigneti verdeggianti, dopo aver gustato altra uva, sento forte il bisogno di defecare… sono già tre giorni che – come capita a tanti! - non riuscivo ad andare di corpo, purtroppo anche questo fa parte del cammino. In mezzo a tanta natura… come raccomandano le migliori guide, cerco un piccolo fossato tra le viti, e poi ricoprirò con un po' di terra. Scusate la schiettezza, ma era necessario far comprendere che il cammino non garantisce le nostre scontate abitudini casalinghe.
Mi incammino da solo verso la prossima meta. Il panorama è sempre lo stesso nella Rioja, tanti vigneti. Ai margini di un piccolo paese, Ventosa, appoggiato a un muretto di antiche pietre, incontro Antonio, aragonese di Barbastro, allevatore. Lo saluto.
Hola, que tal?
Soy cansado, mi risponde. Tiengo mucho tiempo, soy giubilato.
Gli chiedo se vuole proseguire fino a Ventosa, mancano forse 500 metri.
Haora sì, vamos!
Nel piccolo centro si trova un solo bar, una chiesa immancabile e una decina di case con un piccolo albergue: offro una cerveza ad Antonio, e appena la birra termina, tra una chiacchera e l'altra, arriva sudatissimo Jorghe! Cerveza? Gli chiedo…Claro che siiii! Ordino per lui, ma, mi dico, ho sete ma non di birra. Prendo una bottiglietta di acqua frizzante: 250ml, costo 2 euro. È la prima volta che spendo più per l'acqua che per la birra!
Ci incamminiamo perché manca ancora molta strada a Najera, ma comincia un rettilineo in discesa, il solito cammino su sterrato bianco polveroso. Antonio allunga il passo, dicendo che a Najera si fermerà alla stazione del bus, dove lo raggiungerà la figlia trentenne, che ha subito un infortunio al ginocchio, in una delle prime tappe del cammino francese. Ci salutiamo dandoci appuntamento al nostro albergue, il Puerta de Najera.
La città, arroccata su una lieve collina, ci attende con il solito ponte romanico, e un centro storico riparato da uno sperone di roccia. Questa cittadina è stata capitale della Navarra fino al 1076, quando fu distrutta dai mussulmani di Pamplona. La città vecchia è unita a quella nuova tramite il ponte romanico ad otto arcate.
Pomeriggio di relax, sorseggiando cerveza con Antonio, Nicolas e Jorghe, nella piazzetta di fronte il Monastero di Santa Maria la Real, fino a tarda sera e, dopo il menù del dia annaffiato con molto vino, si torna a riposare: domani ci attende un'altra avventura.
8. LA LEGGENDA DI SANTO DOMINGO
È l'alba di una giornata stupenda, alle nostre spalle sta quasi per spuntare il sole: sulcammino il sole sorge sempre alle nostre spalle, perché si va in direzione ovest, infatti c'è una famosa frase che quasi tutti i pellegrini conoscono, ‘La tua ombra ti indica il cammino’.
Come spesso accade, cominciamo in salita su strada in cemento. Davanti a noi, Jorghe ed io scorgiamo Klaus: Buenos dias, Klaus! Lui fa un cenno con le mani impegnate dalle racchette da trekking. Hola compagneros! La prima ora è scandita da voci di altri pellegrini che ci precedono.
Si comincia a sudare, Jorghe non beve quasi mai, ma io ed il tedescone sorseggiamo l'acqua mentre è ancora fresca: dopo alcune ore di sole, le borracce trasmettono il sapore della plastica, ma quando si ha sete… tutto va bene.
Dopo circa sei km, intravediamo il primo centro abitato, poco più di una strada lastricata, con poche case ai lati. C’è una fonte, dove leggiamo: agua no potable Duecento metri dopo, notiamo uno scatto di Klaus: ha visto un bar, affollato come sempre, dove troviamo le persone che ormai fanno parte del nostro cammino. Desayuno! Grida Klaus. Da buon tedesco, non può fare a meno delle sue abbondanti colazioni (pesa 135 chili!) Lo saluto, e faccio un cenno a Jorghe… Me voi!
Vedo un tratto abbastanza in piano e allungo il passo, cercando di portarmi avanti. Ben presto la pianura assorbe la vicina statale, con auto che sfrecciano veloci: non è bello dover camminare ai margini ed è anche pericoloso. Cerco di seguire la freccia amarilla (gialla), e la Conchia… conchiglia, simbolo o segnale della direzione del cammino. Ma ad un certo punto scorgo in lontananza la sagoma di un grande Toro, sulla cima di una vicina collina spoglia di vegetazione: mi fermo per scattare delle foto. Come spesso accade, le giornate sono scandite anche da alcuni momenti o luoghi da fotografare: la ruta jacobea è prima di tutto un percorso storico e culturale, che attraversa la Spagna del nord, dai Pireneei francesi fino all'oceano Atlantico. Ho quasi perso la via, solo perché vi sono lavori di ampliamento per la vicina autostrada che porta da Logrono a Burgos. Non mi preoccupo, ho intravisto altri pellegrini dalla lenta andatura, li raggiungo in breve, e qui faccio un gradito incontro, Gabriela. È una ragazza Argentina che parla un po' anche l'Italiano: ci eravamo conosciuti sulla salita di Roncisvalle, ed io, colto impreparato dalla pioggia battente, sono stato incoraggiato da lei a tenere duro.
Como estas, Corrado, mi chiede. Stai bene? Io la saluto con un abbraccio fraterno. Ya! Todo bien…
Le chiedo dove alloggerà questa sera. Lei mi spiega che, siccome oggi la tappa prevede solo 22 km, si spingerà fino a Granon, altri quattro km, così la tappa successiva sarà meno dura.
Mediamente si percorrono circa 25 km al giorno, ma ci sono tappe in cui si è costretti a farne 30-35 e anche di più.
Mi accompagno con Gabriela fino al ponte che ci introduce a Santo Domingo della Calzada, uno dei luoghi simbolo del cammino.
Hola Corrado, se veemos! Ciao Gabriela…
Mi fermo a leggere una targa che spiega la leggenda di Santo Domingo.
Si narra che una famiglia di pellegrini provenienti da Colonia, padre, madre, e figlio, si fermò qui per passare la notte in una locanda. La figlia del locandiere si invaghì del giovane, e cercò di sedurlo. Lui le resistette, e la ragazza indispettita si vendicò, nascondendo nella sua bisaccia una coppa d'argento, denunciandolo poi per furto! Il magistrato del paese diede ordine di perquisirlo e, trovando la refurtiva, lo dichiarò colpevole. Il poveretto venne impiccato come ladro!
I genitori, affranti dal dolore, proseguirono verso Santiago, ma con loro stupore sulla via del ritorno, trovarono il figlio ancora appeso alla forca, sostenuto dai piedi da Santo Domingo!
Corsero dunque a dirlo al magistrato, perché il miracolo testimoniasse l'innocenza del figlio, ma costui, interrotto mentre mangiava, ridendo rispose: "Vostro figlio è vivo come sono vivi questi polli arrostiti, che mi sto mangiando." Ma appena smise di parlare, i polli si rivestirono di piume e si misero a cantare!
Oltre alla leggenda, la città offre altri spunti e ricordi legati al santo.
Ma vedo arrivare Jorghe in compagnia di Karen, una signora inglese di Birmingham. "Corrado, non compriendo los ingles! Aiudame." Con Karem ci fermiamo in centro, a bere la solita cerveza.
9. BELORADO
La tappa odierna viene definita "facile" dalla guida. Ma facile non è. Come sempre si parte in salita… mi chiedo "ma chi ha studiato questi percorsi?"
Mentre accarezzo la leggera barba che mi sta crescendo, (il vero pellegrino ha barba e bastone) comincio a pormi la stessa domanda di tanti venuti a fare il cammino prima di me. Perché sono qui? Non c'è una risposta. Posso solo dire che, quando arriva la chiamata, senti la grande voglia di percorrere oltre 800 km verso Santiago. Io la chiamata l'ho avuta verso Natale del 2020, quando i medici oncologici dell'ospedale San Luigi di Orbassano, alla presenza di mia moglie, emozionatissima, ci hanno comunicato che lei era guarita. Dopo oltre cinque anni e mezzo di cure… Ho detto immediatamente a mia moglie: "Parto per Santiago de Compostela."
I motivi per essere qui sono anche altri: da oltre vent'anni avevo sentito parlare del cammino, senza neanche sapere da dove si cominciasse. Adesso sto vivendo questa esperienza, che definire "emozionante" mi sembra riduttivo: cammino praticamente da solo, avvolto nei miei pensieri.
Anche Nicolas ha pernottato a Granon, penso di rivederlo forse a Belorado. Jorghe è uscito dall'albergue Casa de la Cofradia del Santo, (struttura moderna, rinnovata nel 2009, che non rende giustizia alla vera vita del pellegrino) molto dopo di me per camminare con Karen, l'inglese.
Arrivo a Granon, e mi fermo a visitare la chiesa di san Giovanni Battista. Spesso il cammino, anche nei piccoli centri, ci stupisce per la ricchezza di edifici millenari e di pregiata fattura.
Continuando questa via in leggera salita, incontro piccoli paesi fatti di poche case, in un contesto rurale, che sopravvive grazie agli anziani: i giovani spagnoli appena possibile emigrano, soprattutto nel Regno Unito. Intorno a me sento gli odori della natura, qui sul cammino non si incontrano quasi mai auto, la "ruta" si sviluppa in una "terra di mezzo" ricca di paesaggi, di storia, di monumenti, che lasciano spazio all'immaginazione del viaggiatore.
Supero alcuni piccoli centri , Redecilla del camino, Castildelgado, Villoria de Rioja, Villamayor del rio. Incontro spesso gruppi di pellegrini, intenti a sorseggiare acqua alle piccole fonti; fa caldo, ma ho imparato a dosare le forze ed anche la voglia di bere. Come spesso accade, termina il sentiero sterrato tra le viti e comincia un tratto di asfalto. Non mi piace camminare ai margini della strada, con le auto, ma ben presto incontro una pietra che indica "Belorado 2 km”. Non è ancora mezzogiorno, intravedo un piccolo cartello che indica di svoltare a destra per un' area di descanso…riposo. Ci sono già alcuni francesi e decido di proseguire, (sul cammino con i francesi non ho mai legato); in venti minuti arrivo alle porte di Belorado, e scorgo l'insegna dell'albergue privato "A SANTIAGO", qui abbiamo una prenotazione per la notte! E la prima volta che Jorghe ha prenotato. Mi fermo sulla piccola rampa che sale per una ventina di metri fino alla struttura, che si sviluppa in un paio di lunghe palazzine con camere private e servizi. Uno sguardo sulla destra vedo … una piscina! Ottimo, so già come passeremo il pomeriggio. Un'ora dopo il mio arrivo, ecco spuntare Jorghe: Hola que pasa? Io gli dico: Vamos por la comida! Despues piscina. Jorghe sembra più entusiasta di me, troviamo un ottimo servizio ed il menù del dia è super, vino sublime.
Dopo un riposino, a bordo piscina, Jorghe ed io cominciamo a raccontare un po' di noi. Lui mi spiega in cosa consiste il suo lavoro, io lo ascolto in silenzio, poi gli spiego che anche mio figlio ha lavorato in una grande azienda del Pinerolese, che trasforma i maiali in prosciutti e derivati. Lui sembra stupito ed esclama: "Cogno, ma tu sabe todo de esto trabaco!" Ridiamo… di lì a poco, con nostra sorpresa, ci sentiamo salutare da Nicolas Javier; c’è anche Antonio con sua figlia, quale miglior compagnia per trascorrere una serata condividendo paella, fabada con chorizo, postre, e mucho vin tinto. Ne approfitto per riprendere con il telefono un video dove tutti questi amici salutano calorosamente mia moglie… cinque minuti dopo, lei ricambia con un messaggio vocale l'allegra compagnia che sorseggia fino a tarda sera il vino di Belorado.
10. LOS MONTES DE OCA
Questa mattina sento il forte desiderio di fare strada: sono solo le cinque, tutti dormono, io metto sulla fronte la pila che Mauro, prima di aiutarmi a organizzare lo zaino, mi ha generosamente regalato, dicendo: "Prendi questa! Ti servirà." Infilo i pantaloni, calzini, felpa… e vamos! Mi hanno insegnato che, quando in una camerata gli altri pellegrini dormono, si deve avere il massimo rispetto, senza far rumore e disturbando il meno possibile. Fuori è buio, poche luci illuminano le strade di pietra, fino a giungere in aperta campagna. Con mio grande stupore, alzando gli occhi al cielo resto estasiato: uno spettacolare universo di stelle attrae lo sguardo in alto, non avevo mai visto un cielo così pieno di stelle. Rallento l'andatura, volgendo gli occhi in su, per molto tempo… ammirato, estasiato, e convinto che tutto questo, una volta a casa, sarà sempre uno dei più bei ricordi che porterò nel mio cuore.
Normalmente cammino guardandomi i piedi, con lo sguardo su questo cammino fatto di pietre, polvere ed erte salite. Anche oggi, qui in Castilla, si riprenderà a salire verso i Montes de Oca (che sfiorano i milleduecento metri). Incontro dapprima Tosantos, con una chiesa, un’area di riposo, ma soprattutto una fonte d'acqua. Poi, a Villambistia, il nulla o quasi. Proseguo mentre comincia a spuntare un caldo sole, eccomi a Villafranca Monte de Oca! Ancora una fonte, e poi per circa 10 km, ancora il nulla. Cammino da solo con i miei pensieri: ormai sono dieci giorni che sono un pellegrino, ma solo adesso mi rendo conto che sono partito da solo, penso di aver fatto bene: bisognerebbe vivere la spiritualità di questi luoghi nella propria intimità.
Mi squilla il telefono, è Jorghe, preoccupato di non avermi trovato in camerata. Gli spiego che non avevo sonno e quindi sono partito all'alba. Lui mi dice di essere alla fermata del bus per andare a Burgos, dove lo attende un cugino. Ok, rispondo, ci ritroviamo sul cammino. Invece, d'ora in poi, le nostre strade non saranno le più le stesse; comunque abbiamo mantenuto i contatti telefonici, e spesso ci sentiamo ancora oggi, che il cammino lo sto solo raccontando!
Dopo più di cinque ore sono a San Juan de Ortega, uno dei luoghi significativi della ruta: ci si arriva attraversando un paesaggio solitario e selvaggio, e si narra che una volta passare di qui fosse pericoloso. Lupi, briganti, mille pericoli naturali insidiavano i pellegrini, ma anche oggi arrivare al monastero di San Juan crea emozione.
Sono solo le undici del mattino, mi fermo per una sosta ristoratrice, e siccome ho percorso circa 24 km, decido di proseguire per accorciare la distanza da Burgos. 28 km. Mi separano da un'altra delle grandi città, e mi porto avanti fino ad Atapuerca, fonte di acqua fresca, poi diritto fino a Cardenuela a riopico. Albergue municipal, solo dodici posti e non c'è quasi nessuno, pago solo cinque euro, ma l'ospitalità è molto spartana!
Mi mancano un po' i miei compagni di viaggio, ma questa tappa mi ha fatto capire che sono pronto: i timori provati prima di partire sono svaniti nella consapevolezza di poter completare il cammino.
Il silenzio che a volte mi accompagna mi ha insegnato ad accontentarmi di questa vita semplice e faticosa: domani mi attende un'altra avventura!