L'ISOLA DI ARTURO - 3
VITA IN FAMIGLIA
Titolo ironico per questa terza parte. Essa inizia con un ribaltamento nello stato emotivo di Arturo, che al risveglio trova la matrigna brutta e odiosa, anche fisicamente.
Tutto ciò che, ieri, faceva la sua grazia ai miei occhi, era svanito dalla sua persona.
Quella che solo ieri appariva una ragazzina tenera e innocente, adesso è come guastata.
Questo improvviso cambiamento, dovuto alla gelosia, si collega al grido inteso la sera prima, e a ciò che il ragazzo, sentendolo, può aver immaginato.
Un altro elemento forte di questo capitolo riguarda la violenza del padre, non più smorzata dallo scherzo, verso la donna ormai sua.
Tu chi sei? Che cosa pretenderesti tu?... E lascia stare i tuoi sporchi boccoli… Io non devo rispondere a nessuno di me stesso! ...
Alla vista delle lagrime, mio padre perse anche l’ultimo vestigio di compassione…
- Io non voglio che si facciano pianti per amor mio, non voglio amore…
W.G. lancia la sua invettiva contro l’amore delle donne e, in particolare, contro le madri.
…dalla madre chi ti salva? ... Ah, è un inferno essere amati da chi non ama né la felicità, né la vita, né se stesso, ma soltanto te! …essa vorrebbe tenerti prigioniero, come al tempo ch’era incinta di te.
Su questo punto, vi sono impliciti riferimenti alla psicanalisi, all’inconscio, al segno lasciato dalla prima infanzia e dal rapporto con la madre (deleterio, nel caso di Wilhelm).
Arturo è perplesso per i giudizi espressi dal padre sulle madri, ma infine si convince ancor più della sua superiorità.
…questa sarebbe stata la massima soddisfazione mia: qualcuno che mi stimasse meraviglioso, insuperabile, imperiale! Per mio padre, che possedeva la perfezione, evidentemente una tal cosa non aveva molta importanza. E mi faceva sempre più ammirare la sua noncurante sovranità.
Nunziata subisce umilmente gli sfoghi del marito, ma in alcuni momenti, con coraggio, afferma i suoi punti di vista. Dice a proposito dell’Amalfitano:
Quello là… quello s’era scordato della madre sua! A parlare così delle femmine!
E ancora: Allora… la gente non si dovrebbe più amare, a questo mondo…
Quando poi l’uomo si addormenta, tolta dal lettino lì accanto una coperta di lana, ne ricopre il dormiente… ed è come se dicesse… lui, essendo il mio sposo, è mio.
L’evoluzione del rapporto tra Arturo e Nunziata è tratteggiata con grande acume psicologico. Rimasto solo con lei, il ragazzo non esita a trattarla con crudeltà.
Eh, adesso che mio padre è partito, dovrai imparare a dormire da sola, la notte!
Ciò non esclude, tuttavia, ch’egli provi una certa curiosità mista a inconscia attrazione per la sua femminilità.
… il petto, che la stoffa disegnava come se fosse ignudo, mi si rivelava, nella sua misteriosa, matura pesantezza, così tenero e vulnerabile da darmi un senso di pena.
I sogni che tormentano Arturo sono un elemento importante, nel quale emergono pulsioni sessuali. Avanzavo verso la dormiente armato di pugnale…
Nunziata è servizievole e ubbidiente, ma non ha paura di Arturo (come lui vorrebbe, perché questo per lui significherebbe essere grande, essere simile al padre).
Lei, al contrario, lo considera un ragazzino, ne intuisce il dolore e vorrebbe consolarlo.
Artù!... Ma tu tieni qualche dispiacere!... Che hai? dillo a Nunziata!
Al che Arturo, preso dalla rivolta e dallo sdegno, la zittisce con veemenza.
Così rifiutata, la matrigna non mendicava l’amicizia, anche se nei suoi occhi si riaffacciava sempre, come una stellina, quella eterna, irrimediabile domanda: Artù, ma che t’ho fatto?